venerdì 25 febbraio 2011

I sette peccati capitali. Prima parte

L’invidia.


Nella vita di tutti giorni, osservando i nostri comportamenti e quelli delle persone che ci circondano possiamo trovare al loro interno “schegge” di ciò che comunemente conosciamo come i sette peccati capitali. Se prendiamo in considerazione, sia il concetto in sé di peccato capitale, sia come i sentimenti che lo compongono agiscono nel e sull’uomo dal punto di vista psicologico, possiamo affermare che semplicemente sono un’espressione del sentire umano. A lungo andare però, possono anche diventare una conseguenza dei problemi psicologici che disturbano l'esistenza e che minacciano l'equilibrio emotivo in ciascun essere umano. Osservando i sette peccati capitali (superbia, ira, gola, invidia, avarizia, lussuria, accidia) si evidenzia che alla loro base comune vi è il fatto di identificarsi tutti come eccessi: esagerazioni di una caratteristica ben precisa. Di conseguenza una volta che si arriva all’eccesso si sperimenta nell’essere umano una forma di “mancanza”, da cui scaturisce il concetto di peccato (cattolico) e una sorta di carenza nella stabilità psicologica. Esaminiamo ora da vicino ad uno ad uno ciascun peccato capitale; partiamo dall’invidia.

Gli uomini non conoscono la propria felicità,
ma quella degli altri non gli sfugge mai.
Pierre Daninos, Un certo signor Blot, 1960

Il termine invidia deriva dal latino in-videre, guardare sopra, che sottolinea l’aspetto visivo tipico della persona invidiosa, ovvero lo sguardo con occhio malevolo e aggressivo nei confronti del soggetto/oggetto che muove la sua invidia. Può manifestarsi sia verso un bene materiale ma anche verso una qualità del soggetto, quindi qualcosa di immateriale, che l’altro possiede e che il soggetto invidioso ritiene di non poter mai avere.
Gerrod Parrot, ricercatore presso l'Università Georgetown a Washington precisa che l'invidia è la sofferenza per la mancanza di qualcosa che altri hanno (denaro, successo..). Si basa su una forte ambivalenza; infatti se da una parte abbiamo un’invidia mossa dal fatto che noi non possediamo ciò che gli altri possiedono dall’altro si vuole che gli altri perdano ciò che possiedono.
Ma perché si innesca il sentimento dell’invidia? Alla base della persona invidiosa si riscontra sicuramente un basso livello di autostima con una conseguente sovra-valutazione dell’altro. Il concetto di autostima (la considerazione che il soggetto ha di sé) è sottoposto a delle oscillazioni dovute a vicissitudini personali, che hanno origine già nell’infanzia e nell’adolescenza: situazioni di conflitto, eccessiva competitività accentuata dall’ambiente circostante, ma anche e soprattutto bisogni e desideri non esauditi che possono essere causa di frustrazioni.
Il risultato di queste dinamiche impedisce all’autostima di assestarsi su un livello adeguato, ma tende piuttosto ad oscillare ad un livello medio basso spesso associato ad un senso di inadeguatezza.
Proviamo ad osservare una situazione di lavoro in cui due dipendenti, entrambi sullo stesso piano, svolgono le stesse mansioni nello stesso modo. L’invidioso, vedrà anche nel semplice permesso di lavoro concesso al collega un modo per attaccare, “distruggere” l’altro perché, anche “solo chiedendolo”, è riuscito ad avere un permesso di lavoro, mentre lui ogni volta deve lavorare duro per riuscire ad averlo! Quindi l’altro diventa il solo e unico colpevole del fatto che viene stimato e considerato di più da parte del datore di lavoro, “lui non lo merita” in fondo fa meno di quello che l’invidioso fa sul lavoro!!! In più il fatto di sapere che la persona oggetto della sua invidia non capisce e non reagisce a quello che lui mette in opera, non fa altro che aumentare in lui il rancore e l’ostilità provata.
Così colpisce l’invidia, espressione di un desiderio che non si riesce a esperire e visto che non esiste uomo senza desiderio non esiste un uomo che non sia o possa essere invidioso. Dopotutto, a ben pensarci ci portiamo dietro fin dall’infanzia esempi di aspetti di persone invidiose che agiscono contro l’altro solo ed esclusivamente mossi da questo impulso. Proviamo a pensare alle varie favole che ci venivano lette per addormentarci dai nostri genitori; abbiamo ad esempio la matrigna di Biancaneve che ogni qualvolta si rivolge alle specchio per sapere chi è la più bella del reame si vede rispondere che la figliastra lo è, e più lo chiede più monta dentro di lei la rabbia e l’invidia che sfocerà dapprima nel mandare il cacciatore ad ucciderla e di conseguenza, visto il suo fallimento, andrà lei stessa sotto mentite spoglie a eliminare il motivo della sua invidia, consapevole che quello sarà l’unico modo per liberarsene, poiché lei non riuscirà mai ad uguagliare la bellezza di Biancaneve.
Esistono tre diverse categorie in cui racchiudere l’invidia: l’invidia depressiva in cui la persona si mette in disparte e cerca di non pensare, espressone tipica è: “questo a me non succederà mai!”; invidia emulativa la cui espressione è: “è assolutamente normale che sia stato promosso, ha lavorato sodo!” e si cercherà di emularlo per avere la prossima promozione; infine abbiamo l’invidia ostile, la cui espressione tipica è: “non posso proprio sopportare che abbiano promosso lui e non me, quell’incapace!” e si cercherà in tutti i modi di ridicolizzarlo davanti a tutti.
L’invidia è quindi un sentimento che può diventare altamente patologico, fino a sostituire l’idea dell’invidioso di distruggere l’altro da pensiero ad azione, danneggiandolo fisicamente.
Caino uccide Abele per invidia, Lucifero invidia Dio e da angelo diventa diavolo. L’assassinio più grave di tutta l'umanità ha un movente ben preciso: l'invidia. Gesù, il Figlio di Dio, viene consegnato e ucciso perché «Pilato sapeva benissimo che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia». (Mc 15, 10).

La superbia.



Quando viaggio mi piace avere qualcosa di interessante da leggere,
per questo porto sempre con me il mio diario. (Oscar Wilde)
La superbia, tra i sette peccati capitali, è considerato “il grande peccato”. Essa, come d’altra parte anche gli altri, non identifica una specifica persona, ma un atteggiamento psicologico presente – in misura diversa – dentro ognuno di noi. La superbia affonda le sue radici nel profondo dell’essere umano, perché attraverso atti di superbia l’uomo cerca di affermare la propria identità, la propria personalità e ciò che ritiene di saper fare. Ecco perché ha bisogno del riconoscimento dell’altro, perché la propria identità e personalità si plasma attraverso il vivere, l’esistenza e quindi anche l’affermazione e la negazione di sé o di come ci si presume si sia da parte dell’altro.
A volte si tende ad associare il superbo con il narcisista, in realtà il superbo non ama se stesso senza alcun fine, come potrebbe fare il narcisista, ma deve mostrare il meglio di se stesso agli altri per essere riconosciuto, non tollera contraddizioni a ciò che dice e gli piace accompagnarsi dai suoi adulatori! Il superbo ha bisogno di sentirsi superiore. Questo bisogno si traduce in un'apparenza del suo modo di agire. Il superbo "vuole" così apparire superiore, quindi la sua realtà è sempre abbellita, depurata dei particolari che potrebbero sminuirla e interpretata in modo che si accendano i riflettori su di lui. A causa del confronto con gli altri, il superbo esercita una forza psicologica esagerata, senza nessun motivo. L'umiliazione che fa provare al perdente infatti è la sua gratificazione esistenziale.
La superbia è sottilmente imparentata con l'invidia, poiché il superbo, se da un lato tende a superare sempre gli altri, e ogni qual volta viene superato dagli altri non trova alcuna rassegnazione, e l'effetto di questa mancata rassegnazione è l'invidia. Al pari dell'invidia, anche la superbia ha un carattere "relazionale" nel senso che nessuno mostra la sua superbia solo a se stesso, in estrema solitudine, ma sempre in relazione agli altri, di cui ha un assoluto bisogno per poter esprimere nei loro confronti la sua superiorità.
Da quello che possiamo notare la superbia è una dinamica psicologica complessa, le cui radici possiamo far risalire nei primissimi mesi di vita. Si origina molto spesso da un mancato riconoscimento da parte delle persone che si prendono cura del bambino, un legame di attaccamento evitante. Quando parliamo di riconoscimento intendiamo un’intima disponibilità del genitore ad accettare una nuova persona nella sua famiglia, nella sua specifica unicità ed originalità. La naturale difficoltà o l’incapacità del genitore di riuscire ad accogliere e a comprendere l’identità profonda del bambino, pone le basi, le prime cellule di quello che potrebbe essere un futuro adulto “ignorato” e messo da parte.
Quindi possiamo vedere il superbo come un “peccatore” per difendersi dalle situazioni che gli si sono presentate da bambino e che potrebbero ripresentarsi da adulto. Ecco perché si costruisce intorno a se questo castello i cui abitanti, meritevoli di abitarci, sono solo i suoi adulatori.

domenica 6 febbraio 2011

MIP Maggio d'Informazione Psicologica




MAGGIO DI INFORMAZIONE PSICOLOGICA GRATUITA
EDIZIONE 2011


Vi scrivo per informarvi che nell’ambito dell’iniziativa denominata “Maggio di informazione psicologica” (MIP), da Maggio 2011, mese della prevenzione e del benessere psicologico, sarà possibile effettuare un colloquio psicologico gratuito. Potrete consultare il sito di riferimento http://www.psicologimip.it/ per conoscere i dettagli dell’iniziativa.

Per tutto il mese di Maggio, su tutto il territorio nazionale, potrete scegliere gli Psicologi e gli Psicoterapeuti MIP che vi dedicheranno in modo assolutamente gratuito parte del proprio tempo promuovendo la cultura psicologica, offrendo un colloquio a coloro che ne faranno richiesta.
Attraverso questo sito troverete i nomi degli Psicologi, che come me hanno aderito al MIP. http://www.psicologimip.it/psicologimip.asp.
Nel mese di Maggio 2011, all’interno dell’iniziativa MIP, verranno promossi quindi vari eventi informativi che tratteranno di Psicologia. L’obiettivo di tali eventi sarà di sviluppare nelle persone un’adeguata cultura psicologica, fornendo informazioni corrette sulla Psicologia e sugli Psicologi, così da fare avvicinare e sensibilizzare la popolazione alle tematiche di carattere psicologico.




Attraverso il sito http://www.psicologimip.it/iniziativemip.asp potrete scegliere uno degli eventi formativi gratuiti MIP presenti nella vostra zona di residenza.


vi ringrazio per la vostra attenzione
dott.ssa Orrico Elvira