venerdì 24 giugno 2011

L’importanza del vivere in coppia.

Bisogna scegliere per moglie solo una
donna che, se fosse un uomo,
si sceglierebbe per amico.
Joseph Joubert



È da poco tempo che nella letteratura s’inizia a vedere la coppia attraverso delle modalità significative diverse rispetto al passato; a nostro modo di vedere, infatti, la coppia fino a pochi decenni fa veniva semplicemente considerata l’unione di due individui, mentre oggi possiamo configurarla come formata dall’incontro e dall’unione di tre componenti: due individui e una relazione.
Da una situazione in cui nella coppia avevamo dinanzi un IO ed un TU, ad una in cui le dinamiche che ci troviamo ad affrontare sono tutte basate su IO+TU=NOI, in cui il NOI rappresenta la relazione. Quando IO e TU s’incontrano sono molteplici i fattori che entrano in gioco; si è innanzi tutto attratti dall’estetica, dalla condizione socio-economica, dal bisogno di procreare e di sicurezza, ma anche dalle modalità d’attaccamento sviluppate dai due individui nei riguardi dei loro rispettivi genitori, i modelli operativi interni . Infatti, quando i processi d’individuazione si sono sviluppati pienamente e in modo ottimale si è in grado di riuscire a superare momenti difficili e cruciali del proprio ciclo di vita sia quando avvengono in una relazione coniugale significativa e soddisfacente sia in una situazione coniugale che si trova ad affrontare momenti difficili.
Per comprendere come effettivamente si viene a creare una coppia possiamo riferirci al modello che è stato elaborato da Cindy Hazan e Debra Zeffman (1995); ci parlano di un percorso di cambiamento in cui operano i sentimenti caratterizzanti i vari passaggi di vita, creando una suddivisione in quattro tappe che vanno dalla formazione al mantenimento di una relazione sentimentale che sia duratura e stabile nel tempo.
Le quattro fasi sono:
1. Attrazione: questa prima fase è caratterizzata principalmente dal corteggiamento reciproco dei futuri partner. Gli aspiranti partner individuano le persone che più di ogni altra sembra rispondere in modo positivo al loro interessamento, questa dinamica mette in atto in modo del tutto inconsapevole specifiche tipologie comportamentali. Qui possiamo rintracciare dei segni non verbali espliciti, come quelli che fa il neonato nel momento in cui si trova di fronte la madre per coinvolgerla nella relazione con lui. Subito dopo la scelta del partner giusto si ha l’accettazione, ovvero la risposta positiva o negativa da parte dell’altro scelto.
2. Innamoramento: in questa seconda fase il rapporto impostato dalla coppia ha una sua evoluzione caratterizzata dalla passione. Ogni loro manifestazione comportamentale assume le sembianze di un atteggiamento di tipo genitoriale, molto protettivo. La tenerezza che domina ora caratterizza il contatto fisico, cambia anche il tono di voce che diventa molto più dolce. Possiamo chiamare questo meccanismo (Savarese G. 2008) love-talk che ricorda molto da vicino il baby-talk, che sarebbe il modo di parlare della madre nei confronti del proprio bambino con fare dolce e premuroso. I partner iniziano così a confidarsi i momenti più dolorosi che hanno caratterizzato il loro ciclo di vita, fungendo reciprocamente d rifugio emotivo. La maggior parte delle sequenze comportamentali che qui ritroviamo sono molto comuni a quelli presenti nella seconda fase del legame di attaccamento madre-bambino, vediamo, infatti, il bambino che ora cerca conforto e di conseguenza orienta i propri comportamenti verso la persona ritenuta più sensibile e maggiormente ricettiva a ciò che lui richiede.
3. Amore: in questa terza fase la frequenza dell’attività sessuale inizia a diminuire, mentre aumenta d’importanza il supporto emozionale, la capacità dell’altro di essere un rifugio sicuro e il suo dare accadimento. Dalla passione si passa all’intimità. Le emozioni e le sensazioni che predominano sono: calore, affetto e fiducia. La naturale conseguenza di questa sensazione di calma e di appagamento reciproco è la comparsa di un altro fenomeno: ansia da separazione, che ritroviamo anche nella relazione del bambino con la propria madre. Questo avviene quando uno dei due partner si allontana dall’altro per un determinato periodo di tempo. In questo caso, i due partner avvertono del vero e proprio disagio mentale, che sfocia in un vero e proprio stato d’ansia, dovuto al fatto che il partner momentaneamente lasciato si potrebbe trovare a dover affrontare una situazione di pericolo senza il supporto del proprio partner. Questo fenomeno è l’indicatore per eccellenza dell’avvenuta formazione del vero e proprio legame di attaccamento.
4. Attaccamento: questa ultima fase è caratterizzata dall’impegno che non ha solo una dimensione cognitiva e razionale, ma anche fortemente emotiva; ed è nell’impegno che troviamo la volontà di investire a lungo termine nella relazione con il partner. È il momento in cui ciascun partner funziona da base sicura per l’altro. Grazie alla fiducia ora acquisita, entrambi i partner hanno possibilità di esplorare, di lavorare, di viaggiare indipendentemente dall’altro, sapendo, comunque, di avere al proprio fianco qualcuno su cui fare sempre affidamento. Si trovano, quindi ad essere consapevoli che dall’altro riceveranno sempre protezione e cura.

È grazie all’equilibrio che trova la coppia nell’attraversare queste quattro fasi che si crea un lungo e duraturo legame di coppia.





Bibliografia:
Andolfi, M.
1999 La crisi della coppia, Milano, Raffaello Cortina Editore.
Cigoli, V.
1997 Intrecci familiari, Milano, Raffaello Cortina Editore.

lunedì 6 giugno 2011

Quando il conflitto nella coppia porta alla separazione.


Quando in una coppia il legame inizia a giungere alla sua conclusione inevitabilmente si giunge ad una situazione di dolore e grande sofferenza che spesso sfocia in situazioni conflittuali.
La situazione è di dolore per entrambi, ma questa sofferenza stavolta non riesce ad essere condivisa in alcun modo dalla coppia. Ognuno risulta ripiegato su di sé e non riesce a confrontarsi con l’altro, ma di conseguenza anche con la realtà, passata e presente. Per quanto il conflitto sia un elemento indispensabile di una relazione, ci troviamo ora dinanzi ad una condizione di separazione. L’alta conflittualità che viene a delinearsi può acquisire e presentarsi con varie forme e modalità d’azione a seconda del vissuto emotivo che in quel momento si vive. Di conseguenza riteniamo che sia sbagliato prendere in considerazione il conflitto come qualcosa che è lì e sussiste sempre con modalità diverse mutando solo d’intensità, ma sarebbe più giusto ritenerlo in continuo cambiamento identificandolo come una sorta di processo con un proprio ciclo di vita. Infatti, il conflitto ha un suo inizio, che possiamo vedere come l’accensione di una miccia, un continuum, un acme e una fine che a nostro parere può intraprendere una scelta tra due opzioni: una visione positiva, in cui il conflitto viene vissuto come trasformazione, cambiamento e rinascita; una visione negativa, quando l’individuo non riuscendo a svolgere il suo percorso di risoluzione del lutto e dell’abbandono, acutizza l’odio e il rancore unendoli ai sensi di colpa sul perché la storia e il matrimonio abbia avuto fine.
Improvvisamente si tende a considerare l’altro una persona completamente diversa da quella con cui fino a poco tempo prima si divideva la casa, la vita, le attese, le gioie e i dolori, vedendolo come il male personificato pronto a tutto pur di distruggere l’altro. Quindi l’unica modalità per uscirne vivo e non restarne sopraffatto è di attaccare a sua volta, innescando così un circolo vizioso che ha al suo centro una conflittualità molto accesa e senza alcuna possibilità di comprensione reciproca.
Tendono in questo modo ad esprimere il conflitto attraverso: competizione; violenza; ostilità; potere sull’altro inteso come Io vinco-Tu perdi.
Possiamo vedere di conseguenza il conflitto come la scoperta improvvisa della diversità dell’altro che il soggetto tende in genere a negare, proprio per poter salvare e salvaguardare la relazione. La caratteristica negativa nel conflitto non sta nel fatto che è presente, ma riguarda la relazione negativa che attua. Le aree in cui s’inizia ad insinuare il conflitto sono numerose. La più importante è quella che riguarda la sfera della comunicazione. È qui che si danno inizio alle maggiori incomprensioni nella coppia; infatti, nel conflitto si opera in ogni messaggio trasmesso una sorta di alterazione che non va verso la comprensione, ma tende sempre di più ad aggravare la conflittualità già presente, distaccandosi sempre di più dal tema originario facendo scivolare sempre più la relazione nel baratro. Questo tipo di conflitto non risulta mai sano e positivo nella risoluzione di un conflitto all’interno della relazione, poiché la cattiva qualità comunicativa impedisce che si possa arrivare a comunicare correttamente le carenze comunicative. Ed ecco che il conflitto sulla comunicazione diviene patologico, nel senso che nel suo esistere tende a mantenere la situazione altamente ostile molto a lungo nel tempo.
Possiamo affermare, che una situazione di piena ostilità in una coppia rappresenti un evento critico, una crisi in cui troviamo una frattura tra desiderio e realtà. Ed è attraverso questa crisi che molte volte si giunge alla decisione estrema, la separazione, portando nella vita dei due ex una sorta di lutto da separazione.

pubblicato su: www.igeacps.it