sabato 21 maggio 2011

Il gruppo omogeneo nel sostegno della gestione del peso e del cattivo rapporto con il cibo.

"Un gruppo di persone che condivide
un obiettivo comune può
raggiungere l'impossibile." (Anonimo)

Ricordiamo tutti il detto che il gruppo fa la forza. Così come nel gruppo in genere riusciamo a prendere la nostra forza interiore e raggiungere ogni nostro scopo, nel gruppo omogeneo troviamo la vera energia, questo perché il gruppo omogeneo rappresenta una realtà terapeutica caratterizzata dalla presenza di persone che condividono lo stesso tipo di sintomo, diagnosi o tipologia di problema. La presenza di persone affette da una problematica simile alla propria rende infatti, i partecipanti restii ad entrare in relazione reciproca e grazie alla possibilità di condividere i propri vissuti e il proprio dolore con persone capaci di comprenderlo riescono più facilmente a sollevarsi dalla condizione di solitudine così da procedere verso la possibilità di rielaborare uno spazio personale, in cui sia possibile recuperare un rapporto autentico con se stessi.
Ma il gruppo omogeneo non opera solo come semplice rispecchiamento della propria situazione o sofferenza, ma fa quasi da contro-campo rispetto a tutto ciò che fino a poco prima veniva vissuto come diverso, altro, questo perché il parlare, il confrontarsi e il discutere di elementi che accomunano offrono un’apertura verso ciò che non rappresenta la caratteristica unificante del gruppo, creando così in ciascun membro una sorta di movimento psichico interno, che porta al cambiamento.
Ma perché il gruppo omogeneo è così importante in situazioni di gestione del peso o di problemi alimentari?
È una risorsa importante perché in genere ci troviamo davanti a chi ha come caratterizzazione principale fragilità del Sé, scarsa autostima, difficoltà nelle relazioni interpersonali e ritiro sociale. “Se all'inizio del gruppo i membri si riconoscono grazie al sintomo, è grazie al gruppo e alla terapia che potranno riconoscere che al di là del sintomo vi è un'identità unica che ha bisogno di esprimersi, senza alcun espediente. Lo spazio gruppale dà la possibilità di rielaborare lo spazio personale, al contrario di quanto potrebbe accadere in un setting duale, in cui ci si potrebbe sentire invasi dalla figura del terapeuta, vissuta come figura genitoriale” (Vasta, Caputo 2004).
Attraverso il gruppo chi soffre di queste problematiche riesce a ritrovare la giusta distanza, usando una metodologia cognitivo-comportamentale e creando una relazione di tipo educazionale o ri-educazionale, si riesce a vedere il vero se stesso attraverso gli occhi dell’altro in modo critico e trovando le giuste motivazioni al cambiamento.
Nel trattamento di chi soffre di disturbi alimentari o comunque di cattive abitudini alimentari, il gruppo omogeneo può essere utilizzato in almeno tre diverse declinazioni:
1) gruppo psico-educazionale. II gruppo psico-educativo si fonda sull'assunto che i soggetti hanno delle convinzioni erronee sui fattori che hanno causato e stanno perpetuando i loro problemi, dunque la consapevolezza di tali fattori diminuirebbe i comportamenti disfunzionali. Ci si propone così di fornire ai pazienti le cognizioni necessarie ad estinguere comportamenti contrastanti con i principi nutrizionali di base, attraverso l'esplicazione delle ragioni bio-fisiologiche per cui certe condotte alimentari risultano disfunzionali per l'organismo e utilizzano anche tecniche di decondizionamento comportamentale.
2)gruppo di auto-aiuto. Qui l'obiettivo principale è il sostegno emotivo attraverso la rottura dell'isolamento e la condivisione reciproca, con lo scopo di migliorare le capacità psicologiche e comportamentali dei partecipanti.
3) gruppo omogeneo monosintomatico. La monosintomaticità in particolare, favorisce l'uscita dalla solitudine angosciante e alienante, dal sentirsi un "mostro", favorisce la certezza di sentirsi accettati e compresi. Condividere una stessa problematica riduce l'angoscia persecutoria e di frammentazione caratteristica della presenza dell'estraneo.

Quindi è uno spazio fatto di storie, di fantasie, di emozioni, di pensieri personali e allo stesso tempo universali, è il luogo in cui è possibile mettersi in gioco e sperimentare altre passioni, riassestare relazioni. Il gruppo infatti, parla, sostiene e si sostiene, aprendo in modo assolutamente graduale, la via alle parole di un soggetto che in molti casi non è mai stato tale e, che non si è potuto legittimare e prendere il suo spazio.
Il gruppo, diventa il luogo in cui è possibile mettersi in gioco, sperimentare sentimenti ed emozioni, consente a ogni suo componente un’esperienza di appartenenza e di affermazione del diritto di esistere che a molti di loro non è stato riconosciuto nell’ambito della famiglia durante l’infanzia. Ognuno trova sé stesso in e attraverso gli altri, in un gioco di rimandi continui. "Qualcosa di altri evoca delle cose dentro di me e ciò mi consente di guardarle"(Pines,1983).









Bibliografia.

Bion W. R., Esperienze nei gruppi, Armando ed. Roma 1971
Neri C., Gruppo, Borla , Roma 1995
Pines M., Fattori terapeutici nella psicoterapia gruppoanalitica, Quaderni di psicoterapia di gruppo. I, 1, 1983
Vasta, F. N., Caputo, O., Introduzione storica alla terapia di gruppo nel trattamento del disturbo anoressico-bulimico. In Funzione Gamma, 14: Gruppo con pazienti anoressiche: Fattori terapeutici 2004.