Quante
volte vi è capitato di assistere ad una scena che vi propone come attori
principali un bambino, una mamma, un oggetto proibito? “Francesca non si prende
quello, se cade si rompe, mettilo subito giù!” e in due secondi netti l’oggetto
è giù si, ma sul pavimento in mille pezzi con la piccola Francesca che guarda
dritta negli occhi la sua mamma con fare di sfida. Francesca ha provocato la
mamma!
Questo
atto di provocazione intenzionale messo in atto dal bambino è un modo tutto suo
per attirare l’attenzione di chi gli sta intorno, di solito lo vediamo
comparire intorno ai 18-24 mesi di vita. Insieme al capriccio fatto buttandosi
a terra, gridando e piangendo, il capriccio da sfida è un suo modo di comunicare
al proprio genitore una necessità, un suo malessere; in questa fase di vita il
bambino ancora non riesce a gestire le proprie emozioni, il sapere aspettare,
il sapersi controllare, l’accettazione dei no viene acquista con il tempo
grazie all’esperienza vissuta e l’interazione degli adulti che ruotano intorno
a lui.
Ma
allora cosa dovremmo fare? La prima cosa da fare sia nel capriccio da
provocazione che nel capriccio vero e proprio è di non cedere mai. So che può non
sembrare semplice, so che molte volte mi sento dire: si ma per non sentirlo
piangere o per togliersi quel martellante “Lo voglio! Lo voglio! Lo voglio!”
farei qualsiasi cosa!. Ma è importante non cedere per non far sentire il
bambino premiato, grazie alla messa in atto di un comportamento sbagliato e per
non fare in modo che ora lui possa considerare questo modo di agire giusto e
quindi metterlo in pratica ogni qualvolta desideri qualcosa.
Quindi
la parola d’ordine del genitore deve essere quello di non accontentare il
bambino nel momento del capriccio e soprattutto di non rispondere a tono, ma si
dovrebbe prendere il bambino e spiegare in modo fermo e con tono neutro che sta
sbagliando, che non si può fare, che le cose non si chiedono in questo modo e
dire con assoluta chiarezza quello che ci si aspetta da lui, come ad esempio: “ora
alzati e smetti di urlare”.
Inoltre,
stabilisci poche e molto chiare regole e pretendi che vengano seguite sempre, avere dei limiti ben definiti e riconoscibili aiuta il
bimbo a rispettarli e l’adulto a farli rispettare limitando le occasioni di
scontro. Un piccolo segreto, che tutti conoscono: i bambini agiscono per
imitazione non aiutiamoli ad appropriarsi in modo assolutistico del no! Cerchiamo
noi adulti di contenerli quando parliamo in modo da non farlo diventare una
parola importante e quindi un arma nel linguaggio del nostro bambino
Infine,
facciamo un bel respiro e pensiamo che questa è una fase normale dello sviluppo
del nostro bambino e che quindi sarà assolutamente passeggera, per il resto in
bocca al lupo!