venerdì 7 gennaio 2011

Mangiare: sicuro che è sempre fame?


Mmm!! Non è proprio fame … è più voglia di qualcosa di buono!
Quando ad essere divorati sono le emozioni.


La fame è un inizio di dolore che ci invita a nutrirci; la noia è un dolore che ci costringe a impegnarci in qualche attività, l’amore è un bisogno, se non soddisfatto diviene doloroso (Voltaire).

La relazione che ciascuno di noi instaura con il cibo ha origine dall’infanzia, è il nostro primo mediatore psicologico nel rapporto con la madre. Ed è con la crescita che i genitori, oltre al soddisfacimento della fame con il cibo, ci gratificano nei momenti di sconforto con caramelle, cioccolato o una fetta di torta. E così iniziamo a legare un nostro momento di tristezza e dolore all’assunzione di qualcosa di dolce, che ci ricorda l’infanzia. Quindi il cibo può essere usato sia per soddisfare il nostro bisogno di saziarci e quindi di placare il nostro appetito ma anche per appagare un momento emotivo considerato pericoloso per il nostro equilibrio emotivo.
A chi infatti, non è mai capitato davanti alla televisione oppure tornati a casa dopo una giornata di lavoro molto stressante e frustrante di provare all’improvviso una voglia fortissima e irresistibile di mangiare e una voglia altrettanto irresistibile di placarla?

Ci avviamo verso la nostra dispensa e mangiamo l’alimento che in quel momento più di tutti ci può aiutare, il nostro cibo confort. È così che gli alimenti assumono il ruolo di anestetico, nel momento in cui li assumiamo plachiamo tutti i nostri sentimenti più squilibranti. Siamo in presenza di quello che gli psicologi che studiano il comportamento alimentare chiamano fame emotiva. Ma quali sono i sentimenti che possono portarci a buttarci a capofitto nel cibo?

La fame emotiva è caratterizzata sia da vari stili alimentari che da diverse motivazioni ed emozioni che portano alla necessità di usare il cibo, spesso in grande quantità, per far fronte a situazioni di noia, di ansia, di rabbia o di depressione.
Per fortuna questi attacchi di fame emotiva una volta riconosciuti possono essere evitati e modificati dal nostro comportamento, con il tempo anche in maniera definitiva.
Innanzitutto dobbiamo iniziare a comprendere la differenza tra fame emotiva e fisiologica, in questo possono aiutarci sei caratteristiche:

La fame fisiologica ha un suo percorso di crescita, la fame emotiva esplode all’improvviso;
La fame fisiologica non chiede un’immediata soddisfazione cosa che invece ritroviamo nella fame emotiva, che rimane fissa nella nostra mente fino a quando non la soddisfiamo;
Nella fame fisiologica una volta che si è soddisfatto il bisogno, il senso di fame cessa. Nella fame emotiva, invece il soddisfacimento del bisogno di assunzione di quel cibo è presente nel momento in cui lo si mangia ma cessa come smettiamo di assumere il nostro cibo confort;
Quando si ha fame fisiologica qualsiasi cibo va bene per placarla, anche un piatto di carote, ma nel momento in cui si parla di fame emotiva solo quel determinato alimento può placare momentaneamente il senso di fame;
La fame fisiologica non comporta una volta soddisfatta il senso di colpa, cosa che invece ritroviamo nella fame emotiva;
La fame emotiva deriva da un bisogno psicologico mentre la fame fisiologica è una necessità corporea;

Ma cosa possiamo fare in concreto nel momento in cui ci troviamo in una situazione di fame emotiva? Possiamo seguire due passi fondamentali.
Innanzitutto, dobbiamo riconoscere il sentimento che ci porta alla fame emotiva, dobbiamo iniziare a prendere coscienza della realtà e della situazione che si sta vivendo. Quindi è necessario e utile porsi determinate domande come ad esempio: cosa ci sta spingendo verso quel determinato cibo? A cosa non vogliamo pensare? Se ci rendiamo conto che il nostro ricorrere ai cibi confort è legata ad una situazione di ansia e stress, possiamo spostare queste nostre emozioni su un’altra attività che aiuta a portar fuori l’ansia come ad esempio la meditazione, lo yoga o qualunque altro tipo di sport; o se quello che ci muove è la noia potremmo andare a fare una passeggiata, vedere un film, ascoltare musica.
Il passo successivo ci porta a porci un’altra serie di domande: a cosa ricorriamo quando le emozioni prendono il sopravvento? Qual è il cibo che consumiamo non appena l’ansia o la noia ci assale? Quindi dobbiamo identificare e diventare consapevoli del cibo a cui si ricorre, quanto ne mangiamo, quando lo mangiamo e così riflettere anche su il come e il perché si mangia quel determinato cibo. Questo ci può aiutare ad identificare il nostro cibo-confort e cercare di modificare il nostro ricorso ad esso, una volta riconosciuto. E così una volta individuata la nostra modalità di ricorso al cibo e la tipologia di cibo a cui ricorriamo possiamo passare ad un ultimo passo: rompere definitivamente questo circolo vizioso che lega il cibo alla nostre emozioni. Questo sarà sicuramente la cosa più difficile da fare, ma non sempre la più complicata.
Bisogna tenere in considerazione che non è necessario eliminare del tutto il cibo confort dalla nostra vita, ma lo si può utilizzare in modo intelligente. Se le emozioni spingono più forti e sono sempre più impellenti possiamo comunque accedere alla nostra fonte di confort evitando di ingurgitare, ma piuttosto assaporando ciò che assumiamo in tutti i suoi aspetti: colori, odori e sapori.
Ricordandoci sempre che gratificarsi con consapevolezza e in modo equilibrato, soddisfacendo quindi un nostro bisogno, può essere utile a gestire in modo corretto quelle emozioni che altrimenti avremmo divorato!





Bibliografia

Abramson E., Emozioni e cibo. Positive Press, 2002, Verona.
Canetti L et al., Food and emotion. Behav Processess, 2002, Nov, 60 (2), 157-164.
Rolla E., Bossolasco M. V., Perdo peso. Un programma educativo cognitivo-comportamentale. Gribaudi, 2006. Milano.

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