venerdì 7 gennaio 2011

Il dieting: quando il mettersi a dieta diventa un’ossessione




“Narciso, stanco per il lungo andare, si curvò a bere alla fonte, e nelle acque scorse una gratissima immagine.
“Chi è quella bella persona?” Si chiese “Deve essere lo spirito dell’acqua”.
Mai Narciso aveva visto un volto più attraente: era incatato, incapace di distaccarsi da quello che in realtà era soltanto il suo riflesso.
“Bella creatura” supplicò “perché mi sfuggi? Sappi che ogni ninfa dei boschi e dei monti si è innamorata di me” Intanto lacrime di desiderio gli scorrevano lungo le guance e cadevano nell’argenteo pozzo d’acqua, per cui subito l’immagine scomparve.
Non riusciva più a distaccarsi dalla fonte e dalla bella creatura che vi dimorava e Narciso trascorse un giorno dopo l’altro chino sull’acqua, godendosi con lo sguardo il proprio riflesso, senza capire che era il suo. Un po’ alla volta perdeva il colore, diventava trasparente, era ormai solo una cerea immagine di se stesso, uno schiavo d’amore com’era, non se ne accorgeva affatto.
Alla fine Narciso scomparve del tutto e non restò più traccia nel mondo dei viventi; il suo ultimo sguardo, mentre come era sempre era chino sull’acqua, fu per la bella immagine che vi scorgeva.
Le ninfe, che per lui avevano perduto il cuore, raccolsero legna e prepararono una pira funebre, sulla quale avrebbero voluto bru­ciarne il corpo, com’era usanza fare. Ma dei resti di Narciso non si trovò traccia, a parte un fiore a sei petali con un cuore conico, che cresceva sulla sponda della fonte dove narciso era solito inginocchiarsi.
A quel fiore le ninfe diedero il nome del bellissimo giovane e ancora oggi si chiama narciso”.

La fiaba di Narciso è l’emblema della nostra società. Viviamo in una mondo in cui l’aspetto esteriore è tutto, in cui i mass media, e le riviste ci bombardano di immagini di uomini e donne molto magre e in forma che mangiano cibi light o meno, mantenendosi in forma con il minimo dello sforzo e il massimo del sorriso. Ma anche nella vita di tutti i giorni il come si appare riveste sempre più importanza mettendo in disparte il come si è!
E così, il ricorso al corpo perfetto sembra quasi d’obbligo per essere, venire e sentirsi accettati.
Si ricorre alle diete, spesso fai da te, dell’ultimo minuto, sempre più ristrette, anche nel caso in cui la persona non ne ha un reale bisogno, per poter rispettare i canoni dettati dalla società. Uno studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences (Novembre, 2009) conferma che l’alternarsi di periodi di rinuncia ai cibi più golosi a periodi di abbuffate può generare uno stato di dipendenza dal cibo che crea una seria difficoltà a mantenere il peso. Si manifesta così il dieting. Ovvero la dipendenza dalla dieta, una vera e propria ossessione, dove il mettersi a dieta rappresenta quasi un obbligo. La dieta assume così un altro significato, non più un modo per imparare una giusta alimentazione, ma uno strumento per riuscire a perdere il massimo del peso nel minor tempo possibile per sentirsi riconosciuto come “giusto” dalla società.

I sintomi di questa “dipendenza” sono la classificazione dei cibi e l’esclusione di alcune cose dall’alimentazione, oltre ovviamente all’attenzione esagerata per il peso e la linea. Inoltre, chi è dipendente dalla dieta, si fa prendere da tremendi sensi di colpa quando fa un’eccezione alla regola, e non ci si permette nemmeno un piccolo sfizio come un gelato, una torta, una pizza con gli amici…, tutto per riuscire in quel breve lasso di tempo di rientrare nei canoni.
Ma l’aspetto peggiore del dieting è che non si riesce a smettere. Non basta raggiungere il peso forma, o perdere i chili che si ritengono di troppo: la dieta stessa diventa una specie di “droga”, di cui non si riesce a fare a meno. L’unico strumento da usare nei tempi e nelle modalità che la persona ritiene più opportune.
Le persone che possono entrare nel circolo del dieting sono soprattutto le ragazze, a volte molto giovani. Il meccanismo alla sua base è collegabile al famoso effetto yo-yo, dove ad una fase di dieta eccessiva, spesso frutto del fai-da-te (con la quale si riesce a perder peso nei tempi prestabiliti) segue a distanza di poco tempo la fase di “disinibizione”, nella quale ci si abbuffa e si riguadagnano chili di troppo a seguito del risultato realizzato.
Da ciò che abbiamo detto nel dieting addicted possiamo riconoscere dei tratti distintivi: la prima cosa che viene eliminata sono i dolci a base di cioccolata e creme al cioccolato prediligendo quelli invece a base di yogurt, nei formaggi la fa da padrone il termine light vengono eliminati quelli che non sono ritenuti tali dalla società e dai media; più si va avanti più scompaiono cibi quali i fritti, gli insaccati fino ad arrivare a pasta, pane e pizza e infine tutti i condimenti. Ecco la dieta povera di tutto che aiuta a raggiungere l’obiettivo e a cui si può ricorrere quando si esce fuori dalle regole vigenti.

Come possiamo immaginare dal punto di vista psicologico il dieting e la sua messa in atto porta con sé anche diversi problemi.
Innanzitutto ci troviamo in una situazione di frustrazione psicologica, la persona non si sente frustrata nel momento in cui mette in atto il dieting perché riesce a raggiungere il suo obiettivo nei modi prefissati, ma è la fase di calo che lascia dietro di sé la situazione frustante. Questo perché la fase di calo è caratterizzata dall’eliminazione di molti cibi, come abbiamo precedentemente visto, e in molti casi le difficoltà, le gioie e i momenti di sconforto che una persona quotidianamente vive che prima “sfogava” mangiando ad esempio un cioccolatino, ora non può sfogarlo più così! A volte nonostante la persona sia decisa nel portare avanti la situazione di dieta, non regge il regime rigido autoimpostosi e allora ricorre a uno dei cibi eliminati; sopraggiunge così il senso di colpa.
A lungo andare, questo yo-yo, porta ad un’altra tipologia di frustrazione, ovvero il fisico si adatta alla condizione di ristrettezza bruciando sempre meno calorie e si arriva con sempre più fatica al risultato tanto auspicato. Il problema è che si punta sempre al risultato immediato. Visto che il metabolismo rallenta e il corpo brucia di meno, la persona si trova a vedere sempre più lontani i risultati auspicati e tanto sperati e si innesca di nuovo il meccanismo della frustrazione per questo mancato obiettivo.
Possiamo, quindi, considerare che il sentimento di insoddisfazione per la propria immagine corporea dà luogo ai seguenti disturbi psicologici:


Scarso livello di autostima;
Difficoltà nelle relazioni interpersonali con problemi d’ansia nelle situazioni sociali. In quanto considerare la propria persona come non piacente dal punto di vista fisico, genera paure nelle situazioni sociali e di esposizione personale e induce ad adottare comportamenti di “fuga”;
Problemi nella sfera sessuale. La persona sente che il proprio corpo nudo è brutto ed inaccettabile;
Disturbi depressivi. Questi alimentano il circolo vizioso del rifiuto della propria immagine, fino ad arrivare a vissuti di disper­azione e severa autocritica.
Disturbi della condotta alimentare.
Il dieting a lungo andare potrebbe essere il primo passo verso l’anoressia e la bulimia, o un disturbo alimentare in genere. Questo perché si viene a operare una modifica non solo nel fisico, ma anche nella capacità di ragionare e nel negarsi il cibo così da arrivare a soffocare ansie e insicurezze. Ma al cibo bisogna riconoscere la giusta funzione di nutrizione e gratificazione, anche con l’aiuto di psicologi e nutrizionisti.







Bibliografia.
M. Bettini, E. Pellizer, Il mito di Narciso: immagini e racconti dalla Grecia ad oggi, Einuadi Editore, 2003.
F. Di Maria Psicologia del benessere sociale. Edizioni. McGraw Hill, 2002.

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